
A quattro giorni dal referendum perso da Cgil e Uil, Giorgia Meloni assesta un ulteriore colpo a quella che un tempo era conosciuta come la Triplice. Con una mossa a sorpresa nomina Luigi Sbarra (foto) nuovo sottosegretario alla presidenza del Consiglio per il Sud, con il giuramento che si consuma nel tardo pomeriggio a Palazzo Chigi. Un ingresso come «indipendente» che va a coprire quella delega che era stata mantenuta dal premier dopo l'addio all'esecutivo di Raffaele Fitto, nominato vicepresidente esecutivo della Commissione europea. Se oggi la Cisl è guidata da Daniela Fumarola, i rapporti con Sbarra sono ottimi e il confronto con il sindacato bianco si sviluppa in maniera equilibrata e priva di pregiudizi di sorta. Nello scorso febbraio, in occasione dell'assemblea nazionale dei quadri e delegati della Cisl, Giorgia Meloni definì Sbarra «un interlocutore franco, determinato, onesto. Penso che abbia aiutato molto i lavoratori e il governo lo ha sempre ascoltato con grande rispetto». Ora la mossa che ridisegna equilibri e scenari, con la possibilità che questo incarico possa rappresentare un preludio a un futuro ingresso in Fratelli d'Italia.
Se a Roma si allarga la squadra di governo, in Veneto si riaccendono le scintille sulla questione del terzo mandato. È il generale Roberto Vannacci a pronunciarle e lo fa anche nella nuova veste di nuovo vicesegretario della Lega. Vannacci, parlando a Belluno boccia la possibile modifica della legge a ridosso delle elezioni. Una mossa, spiega, che potrebbe essere vista come un provvedimento «ad personam».
«Terzo mandato? Non sono né a favore né contro» argomenta. «Per me ce ne possono essere venti di mandati. Ma se pochi anni fa è stata fatta una regola che ha stabilito che se ne possono fare due allora quella regola va rispettata. Se si vuole cambiare la regola va bene, però farlo sotto elezioni sembra quasi un provvedimento ad personam».
La modifica della normativa attuale che fissa i paletti per la rielezione dei governatori è una battaglia cruciale per il partito di Matteo Salvini. Luca Zaia in Veneto, Massimiliano Fedriga in Friuli Venezia Giulia, Attilio Fontana in Lombardia e Massimiliano Fugatti nella Provincia Autonoma di Trento, hanno tutti raggiunto il limite di mandato e con la legge attuale non potranno ricandidarsi per un altro quinquennio di governo. Nel Carroccio nessuno commenta ufficialmente, c'è chi minimizza dicendo che «ha fatto un discorso generale», e chi lamenta che queste esternazioni possono «creare confusione».
Qualcuno arriva ad azzardare che l'affondo possa prefigurare una rinuncia al Veneto a favore della Lombardia, ma Salvini non si tira indietro e ribadisce che la battaglia va fatta ora: «So che c'è un confronto in corso, non lo seguo direttamente io, però mi auguro che ci sia una risposta a breve».