
"Chi lo dice che era il mio il Dna ritrovato sugli slip di Yara? È tutto assurdo". Lo ha detto Massimo Giuseppe Bossetti nel corso dell'intervista rilasciata alla giornalista Francesca Fagnani nella prima puntata di Belve Crime, lo spin-off del format di successo targato Rai Due. Incalzato dalle domande dell'intervistatrice, l'ex muratore di Mapello, condannato in via definitiva all'ergastolo per l'omicidio di Yara Gambirasio, ha parlato della traccia di Dna rilevata sugli indumenti della vittima, classificata come "Ignoto Uno", che consentì agli investigatori di risalire all'identità dell'aggressore e chiudere le indagini. I legali del 54enne, l'avvocato Claudio Salvagni e il collega Paolo Camporini, sostengono che quel Dna non fosse riconducibile all'assistito in quanto mancante della parte mitocondriale e, a più riprese, hanno sollecitato accertamenti su 54 campioni genetici - i cosiddetti "scartini" - che non sono stati mai analizzati.
"La validità della traccia già esaminata e attribuita a Bossetti è fuori discussione", dice a Il Giornale a dottoressa Marina Baldi, biologa e genetista esperta in ambito forense, conosciuta per aver dato un contributo decisivo nelle indagini che hanno portato all’identificazione del killer della contessa Alberica Filo della Torre a trent’anni dal delitto.
Dottoressa Baldi, può spiegarci brevemente come è stata trovata e provata la corrispondenza tra la traccia "Ignoto 1" e il Dna di Massimo Giuseppe Bossetti?
"È stata prelevata una traccia, la 31G20, che era sugli slip della povera Yara, da cui è stato estratto sia il Dna autosomico che il cromosoma Y. Dopodiché sono stati fatti prelievi a tappeto di DNA all’intera popolazione di Chignolo d’Isola, dove è stato trovato il corpo senza vita della 13enne, e da lì si è risaliti a un giovane che aveva lo stesso cromosoma Y di Ignoto Uno, ma con la parte autosomica differente. Quindi è stato ricostruito l’albero genealogico di questo ragazzo e si è arrivati ai figli di tale Giuseppe Guerinoni. Costoro avevano lo stesso cromosoma Y e metà patrimonio genetico simile a Ignoto Uno, mentre era diversa la metà materna. Partendo da questo dato, gli esperti hanno compreso che si trattava del figlio illegittimo di Guerinoni, cioè una persona di sesso maschile nata verosimilmente dalla relazione di quest'ultimo con un’altra donna. Quindi, attraverso la traccia di Dna delle donne che all’epoca avevano avuto possibili contatti con il Guerinoni, sono risaliti alla signora Ester Arzuffi, la madre di Massimo Bossetti. Il profilo genetico di quest’ultimo è risultato sovrapponibile con quello di Ignoto uno".
I legali di Bossetti ritengono che la traccia 31G20 sia stata erroneamente attribuita all’assistito in quanto mancante del Dna mitocondriale.
"Le indagini difensive hanno puntato su questo, sbagliando, perché in realtà l’identità di Bossetti è assolutamente comprovata. Nella perizia firmata dal professor Carlo Previderè si evidenzia una sola possibilità su miliardi che Ignoto Uno non sia Bossetti".
E dunque come spiega l’assenza del Dna mitocondriale?
"Il punto è che il DNA mitocondriale di Bossetti è mascherato da una quantità enorme del Dna mitocondriale di un corpo in decomposizione, ovvero quello della povera Yara".
Cioè?
"Quando le cellule muoiono liberano un grandissimo quantitativo di Dna mitocondriale, che è presente in tutte le cellule. Quindi se c’è un’aliquota fissa scarsa, ovvero la traccia di Ignoto Uno, e la parte esterna aumenta continuamente, quest’ultima maschera la prima. Per semplificare il concetto, basta immaginare un contenitore pieno di palline bianche e tre rosse: più aumentano le sfere bianche e meno si vedranno le rosse".
Quindi qual è la differenza tra Dna nucleare e mitocondriale?
"Il Dna nucleare si trova all'interno del nucleo. È quello che costituisce i cromosomi e dove ci sono le 23 regioni polimorfiche che si utilizzano per l’identificazione personale. Il Dna mitocondriale, invece, è una piccolissima molecola di Dna, di forma circolare, con solo due loci variabili, presente in numerose copie nel citoplasma di ogni cellula, e si trasmette solo in linea materna (dalla madre ai figli). Quindi non è un Dna utile all’identificazione perché ha pochi loci ed è uguale tra tutte le persone imparentate per via femminile in una famiglia".
Secondo lei, è ipotizzabile una contaminazione di tracce?
"Nel caso in discussione la contaminazione sul corpo di Yara può essere stata determinata da contatti della vittima con varie persone, dalla insegnante di ginnastica ai genitori etc, cioè con persone che la ragazzina frequentava. Poi c’è una contaminazione batterica dovuta agli agenti atmosferici, ma di certo non vale per il Dna, che non è una sostanza volatile o modificabile. Si deposita solo con un contatto diretto o secondario".
Sì è parlato anche dei kit di laboratorio scaduti che sarebbero stati utilizzati dai Ris per esaminare le tracce di DNA. Potrebbero aver alterato l’esito dei test?
"Tutti sanno che nei kit scade un certo tipo di matrice, che deve essere ogni volta ricontrollata perché funziona perfettamente anche dopo la scadenza, verifica che all’epoca è stata fatta dai Ris. In ogni caso, se il kit scaduto non funziona, non può rilevare un Dna ‘sbagliato’, ovvero erroneamente attribuibile ad una altra persona. Piuttosto non restituisce alcun tipo di risultato".
Riguardo alle 54 provette, che sono oggetto di una controversa questione giudiziaria, lei cosa ne pensa?
"Io credo si tratti di estratti delle varie tracce, di campionature fatte durante gli esami di laboratorio. Ma qualunque risultato saltasse fuori dall’eventuale esame dei 54 campioni, la validità della traccia già esaminata e attribuita a Bossetti è fuori discussione".
Quindi esclude l’ipotesi di un eventuale e ipotetico "Ignoto 2"?
"Il
risultato dei test è chiaro e la contaminazione, per il punto in cui è stata rilevata la traccia incriminante, ovvero sugli slip di Yara, è praticamente impossibile. Personalmente non ho alcun dubbio che si tratti di Bossetti".